sabato 29 dicembre 2012

Monte Barro


Data dell'escursione: Dicembre 2012
Partenza: Galbiate 371 mt
Arrivo: Monte Barro 922 mt
Dislivello: 551 m
Tempo: Perfetto!!!
Difficoltà: E
Tempo di ascesa: 1 h 15'
Tempo di discesa: 1 h 15'



Raramente si riescono a trovare giornate così primaverili a ridosso della fine dell'anno ed ancora più raramente si riesce a fruttarle come ho fatto io con l'escursione al Monte Barro.
A dire il vero la giornata incomincia maluccio, con io che spengo la sveglia e mi volto nel letto dopo una nottata in bianco per colpa della tosse (di mia moglie, non mia). Mi sveglio tardissimo, ma per fortuna la destinazione prescelta è relativamente vicina e quindi non rinuncio all'uscita. Finirò così per trovarmi in una giornata primaverile, dove il termometro finirà per indicare 16° e anche le api faranno ritorno ai fiori di elleboro (o rosa di Natale) che costellano i sentieri.
Lago di Lecco
Parto dal parcheggio in Piazza Cesare Golfari, ma è possibile partire anche dal parcheggio che si trova davanti alla scuola elementare in Via Unità di Italia, molto più vicina all'imbocco del sentiero 302, che sarà il mio itinerario per la salita.
La prima parte del sentiero è tutta su strada asfaltata, ma per fortuna il paesaggio e il sole caldo  fanno dimenticare la scocciatura.
Nella prima parte è possibile ammirare i Corni di Canzo e buona parte della pianura padana, in particolare i laghi di Annone, il lago di Pusiano e quello di Alserio. Una volta imboccata la mulattiera il sentiero sale abbastanza deciso, portando da prima all'Eremo e successivamente al sentiero botanico del Parco del Monte Barro. Ahimè malgrado la temperatura del sentiero botanico c'è solamente il ricordo e quindi proseguo spedito verso la metà. Mentre salgo posso ammirare anche l'altro versante, quello che da verso il Resegone e le Grigne.
Resegone
Poco prima dell'arrivo in vetta il sentiero si divide e due foglietti di carta (!?!) indicano il sentiero che taglia per una piccola cimetta rocciosa è impegnativo, mentre quello che la circunnaviga è alla portata di tutti. Scelgo per il primo e dopo aver superato, mi trovo ad affrontare l'ultimo strappo.
La discesa dal Sentiero delle Creste
In vetta il vento è teso e sono costretto a mettermi l'anti-vento, ma il panorama è veramente spettacolare e il colore del cielo è impressionante. Parlando con altri escursionisti decido di scendere dalla parte opposta da dove sono arrivato per il Sentiero delle Creste, che mi permetterà di conquistare tutte i "corni" del monte Barro. La discesa qua presenta più difficoltà della salita per la presenza di alcuni tratti di rocciette da affrontare: nulla di particolarmente ostico, ma comunque un tratto che va affrontato con la massima attenzione, soprattutto se in presenza di neve o ghiaccio (ma non era il mio caso). Comunque ogni singola goccia di sudore viene ripagata con paesaggi incredibilmente belli e la via del ritorno mi ha sicuramente dato più soddisfazioni di quella fatta all'andata.
Vista della cima da uno dei Corni
Il Monte Barro è comunque un ottima escursione buona per ogni periodo dell'anno, forse ad eccezione dei periodi più caldi e dei pochissimi periodi in cui neve e ghiaccio sono presenti a quelle altezze. I sentieri sono battuti e ben segnati e le difficoltà non sono particolarmente impegnative, ma neanche adatte a bambini in età prescolare o con nessuna esperienza sui tratti con roccia.







La grigna

domenica 23 dicembre 2012

Bastoncini da Trekking

             Mentre scendevo dallo Sparavera mi sono accorto che un bastoncino era più corto dell'altro malgrado avessi regolato correttamente le altezze. Poi guardo meglio: dannazione la punta di una delle bacchette non c'era più! Ora dovevo comprare delle nuove bacchette ma mi sono accorto di non sapere nulla in materia.
             Se cercate come ho fatto io qualcosa sui bastoncini si trovano decine di pagine che decantano i benefici che questi strumenti hanno quando si fanno passeggiate particolarmente lunghe, quando si hanno problemi alle articolazioni, quando si portano zaini particolarmente pesanti o quando si vuole allenare anche la parte superiore del corpo. Alcuni si spingono anche nella fondamentale spiegazione su come regolarli e su come utilizzarli. Spiegazioni che per altro credo che non molti si mettano a leggere: proprio in una delle ultime passeggiate che ho fatto un altro "escursionista della domenica"  utilizzava le bacchette più come armi improprie che come strumenti per facilitare la discesa e la salita. Non mi meraviglio che non si trovasse bene con questi strumenti: le bacchette sono utili solo le utilizzate correttamente altrimenti meglio risparmiare i soldi dell'acquisto.
             Nei forum le discussioni e i consigli si sussegono senza sosta: "Sono utili", "Sono inutili orpelli", "Sono indispensabili", "Questo modello è fantastico", "Quest'altro è resistente", "Quest'altro è una schifezza!" Tutti ottimi pareri, ma sono sempre e soltanto pareri.

             A differenza di tanti altri prodotti tecnici sui bastoncini c'è una grandissima confusione. Una nebbia fitta di messaggi pubblicitari che fin ora sono riuscito a dipanare ben poco.

Le caratteristiche fondamentali per un paio di bastoncini da trekking sono:
- Impugnatura. Deve essere ergonomica e deve essere più comoda possibile. Per saperlo logicamente è necessario provarla e quindi la possibilità di comprarla su internet senza aver mai provato il modello è decisamente sconsigliato. L'impugnatura può essere in pelle, in sughero, in materiale sintetico. Queste ultime solitamente hanno anche altre caratteristiche quali :termica, antiscivolo, a doppia densità. Esistono impugnature di varie forme e dimensioni, con alcuni optional a dir poco avveneristici. Gabel, ad esempio, adotta sui bastoncini di fascia alta un sistema di sgancio rapido del passamano (detto anche lacciolo).

- Leggerezza. Un bastoncino da trekking deve essere leggero perché il bastoncini va spostato migliaia di volte durante un'escursione. Più pesano e più fatica si farà, ma per fortuna i materiali moderni aiutano non poco. I materiali più utilizzati sono le leghe di alluminio e quelle di carbonio e i pesi vanno da sopra i 300 grammi a poco più di 150 grammi (come il modello della Fizan Compat 4 dell'immagine).

- Resistenza. La resistenza di questi strumenti è fondamentale, ma logicamente deve essere un compromesso con la leggerezza dello stesso. Il grado di sollecitazione che i bastoni sono in grado di sopportare devono essere proporzionali al tipo di percorsi che facciamo, al nostro peso (se pesate 45Kg o 100Kg il vostro 'appoggiarsi' ha effetti differenti), al modo in cui li utilizziamo. Ma qua iniziano le note dolenti. Anche guardando i siti delle aziende costruttrici le informazioni sono pochissime.

- Punta. La punta è fondamentale quando dobbiamo usare i bastoncini su fondi rocciosi dove il bastone non si deve muovere in modo da permetterci di scaricarci sopra parte del peso. La punta solitamente fatta in tungsteno o in widia (carburo di tungsteno). Inoltre la punta può avere forme differenti e vi  posso assicurare che anche questo può avere importanza sull'efficacia della presa del bastoncino. Quest'estate ho provato alcuni bastoncini che al posto del cono convesso dei miei soliti bastoncini aveva una specie di graticola (ve ne sono anche alcuni con un disegno che ricorda un fiocco di neve ed ad uncino). Il risultato sulle roccie della grigna era una presa decisamente inferiore. Questo logicamente può anche dipendere dalla angolazione con cui io appoggio i bastoni, ma questo mi è bastato per scartarli alla velocità della luce.
Inoltre alcuni bastoncini vengono forniti con dei tappi di gomma/plastica morbida che servono per utilizzarli per la pratica di nordic walking. La punta è una delle parti più sollecitata dei bastoncini, ma per fortuna sono quasi sempre sostituibili, sempre a patto che il vostro modello o uno simile sia ancora in produzione.

- Rotella. Sono delle rondelle di plastica che si mettono appena sopra il corpo della punta. Servono per non far affondare la punta nel terreno particolarmente soffice o nella neve. Sono molto utili anche per evitare che le punte finiscano in buchi che potrebbero provocare torsioni che provocherebbero la rottura o la piegatura del bastone.

Ferrino Eiger SS12
- Lunghezza a riposo. Più il bastone è piccolo quando è piegato più è comodo da portare in giro quando non li dovete usare. Non è una caratteristica da sottovalutare soprattutto se come me vi piace andare in giro con uno zaino molto compatto.
- Sistema di Chiusura/Bloccaggio . Esistono vari sistemi di chiusura che a detta delle ditte produttrici sono sempre migliori o più sicuri di altri. Come al solito non vi sono dati oggettivi da confrontare e quindi nessuno può essere smentito. Anche questa è una parte fondamentale del bastone: se il bastone non blocca bene, oppure cede mentre ci portate sopra il peso è da buttare (oltre ad essere estremamente pericoloso). Il tipo di sistema di chiusura incide molto anche sulla lunghezza a riposo del bastone. Il sistema di bloccaggio più comune sono quello ad espansione, ma vi sono anche sistemi di bloccaggio differenti che si possono differenziare per essere esterni, solitamente sono quelli a leva (vedi il modello della Gabel qua sotto), od interni (come la linea Concept di Fizan). Vi sono inoltre bastoncini, come quelli della Ferrino nell'immagine sopra, che si scompongono in più parti con il risultato di una lunghezza a riposo veramente invidiabile. Del sistema di bloccaggio bisogna guardare non solo la tenuta, ma anche la comodità d'uso.

Mont Blanc FL Black

- Sistemi Anti-shock. Non sono altro che ammortizzatori posti sopra la punta o nei modelli più sofisticati sono all'interno del tubolare del bastoncino. Quando li ho provati li trovo abbastanza fastidiosi perché mi sembrava che falsassero la mia percezione del terreno, ma è evidente che non per tutti è così altrimenti le azienda produttrici non lo presenterebbero come optional.

Ora ho qualche informazioni in più riguardo i bastoncini. So che probabilmente mi orienterò verso un telescopico con sistema di bloccaggio a leva (li trovo più comodi soprattutto quando si usano i guanti) cercando di tenere peso e prezzo più bassi possibili. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi.

lunedì 19 novembre 2012

Monte Alpesisa


Data dell'escursione: Novembre 2012
Partenza: Genova (Chiesa di San Martino di Struppa) 355 m
Arrivo: Monte Alpesisa 989 m
Dislivello: 634 m
Tempo: Perfetto!!!
Difficoltà: E
Tempo di ascesa: 1 h 20'
Tempo di discesa: 1 h 10'

Bella escursione in liguria con Bicio di ZainoInSpalla proprio alle porte di Genova che offre una bellissima vista arrivati in cima. 
Partendo dalla chiesa di San Martino di Struppa dove seguiamo via Borgano in mezzo a un gruppo di case e imbocchiamo una mulattiera in un boschetto segnati con due rombi rossi e/o un cerchio barrato. Subito svoltiamo a destro per un sentiero abbastanza ripido e semi abbandonato che sale direttamente verso la cima del Monte Alpesisa. Il sentiero è tutto in cresta e sale senza darti un attimo di respiro. 
Sul sentiero incontriamo un gruppo di cacciatori super-organizzati che si stanno cimentando in una battuta al cinghiale: tutti con la stessa pettorina arancione con il loro logo sono disposti su tutto il crinale e comunicano tra di loro con ricetrasmittenti. Lungo il tragitto troviamo dei cartelli che indicano la caccia al cinghiale in corso, cartelli che poi verranno tolti a battuta finita. Probabilmente nei boschi più a valle altri cacciatori, magari aiutati con l'ausilio dei cani spingono verso l'alto le povere prede. Rimango impressionato che alle porte di Genova si riesca a organizzare una battuta di caccia fruttuosa, ma durante la discesa uno dei cacciatori ci 
conferma che ne hanno uccisi quattro.
 Durante la salita si iniziano a vedere scorci di panorami sempre più ampi ed arrivati in cima la vista è veramente mozzafiato.  In meno di un ora e mezza siamo nella punto più alto, da dove  l'occhio può spaziare da Genova alle alpi marittime, dal Monviso all'entroterra ligure.
Dopo aver affondato i denti in un bel pezzo di focaccia ligure ci apprestiamo a scendere dall'altro versante. Dopo una prima parte su un declivio erboso, ci inoltriamo dentro un boschetto dove il sentiero si fa a tratti poco evidente. I simboli lungo il tragitto non aiutano molto visto e abbiamo qualche difficoltà a capire la giusta direzione quando il sentiero si unisce ad un altro che prosegue in costa. Per fortuna Bicio sà il fatto suo e ci incamminiamo sul sentiero corretto.
Usciti dalla zona boschiva ci troviamo troviamo a costeggiare qualche pascolo per imboccare una mulattiera a tratti cementata che ci riporterà al punto di partenza.




 

 




domenica 11 novembre 2012

Rifugio Elisa



Data dell'escursione:Ottobre 2012
Partenza: Rongio (Mandello del Lario) 397 m
Arrivo: Rifugio Elisa 1515 m
Dislivello: 1118 m
Tempo: Nuvoloso
Difficoltà: E
Nr. Sentiero: 14 
Tempo di ascesa: 3 h 30'
Tempo di discesa: 2 h 30'

Finalmente vado al Rifugio Elisa, uno dei pochi rifugio delle grigne che non ho mai visitato. Riesco a convincere Dario e Roberto ad accompagnarmi in questa nuova avventura e di buon mattino ci troviamo per raggiungere Mandello del Lario, la patria della Moto Guzzi, in una giornata abbastanza nuvolosa.




Una volta raggiunto Mandello, si prosegue verso Rongio dove è possibile lasciare la macchina in uno dei tre parcheggi liberi presenti nella località. Nella piazzetta della fontana le paline segnano il nostro sentiero che inizia con una dolce mulattiera fino al ponte di ferro sopra il torrente Mèria. 






Subito dopo il sentiero inizia a salire costantemente. E' una scalinata senza fine che non lascia il tempo di rifiatare. 















Per fortuna anche in una giornata così coperta i panorami ci permettono di fare qualche sosta per riprendere le forze.
















Finita la prima parte della salita si passa in un bellissimo bosco dove ho la fortuna anche di trovare un bedolino, sia all'andata che al ritorno. 











Subito dopo il sentiero ricomincia a salire per poi spianare appena prima dell'ultimo strappo verso il rifugio, che per la cronaca si vede quasi da metà percorso come una meta irraggiungibile.









Una nota particolare per il rifugio dove siamo stati accolti con cordialità dal gestori e dove abbiamo consumato un ottimo pranzo. 








sabato 3 novembre 2012

Zucco di Manavello




Data dell'escursione: Novembre 2012
Partenza: Rongio (Mandello del Lario) 397 m  (12° alla partenza 17° al ritorno)
Arrivo: Zucco di Manavello 1113m (12° al baitello di Manavello)
Dislivello: 716 m
Tempo: Poco Nuvoloso
Difficoltà: E
Nr. Sentiero: 13b
Tempo di ascesa: 1 h 30'
Tempo di discesa: 55'
            Il meteo da pioggia per tutto il ponte di Ognissanti tranne che nella giornata di venerdì, il rischio però è di trovare la neve che è caduta nei giorni scorsi e quindi propendo per una passeggiata a bassa quota dove vicino all'arrivo ci sia un bivacco dove ripararsi dal freddo e mangiare al caldo. Faccio qualche ricerca e decido che lo Zucco di Manavello è quello che fa per me: arrivo sotto i 1200 metri, partenza abbastanza vicino a casa, due ore e mezzo di ascesa, bivacco vicino alla cima e vista panoramica assicurata nel caso di bel tempo.
             Appena superata la galleria del monte Barro mi rendo conto che la neve si deve essere sciolta a bassa quota e quindi avrei potuto decidere un altra destinazione, ma ormai è troppo tardi per cambiare programmi e proseguo per la mia destinazione, tanto più che visto la vicinanza della partenza e le dimensioni della passeggiata sono partito da casa alle 8 del mattino.
             Arrivato a Rongio comunque la mia scelta viene subito ripagata con una bella vista del gruppo delle grigne.   

         
             Guardando il dislivello pensavo che la passeggiata durasse decisamente di più, ma la salita parte subito ed essere ripida e col proseguire lo è sempre di più. Probabilmente la prendo anche troppo veloce perché quando arrivo al Baitello che è 10 minuti dal Zucco mi rendo conto che se il sentiero avesse continuato con quella pendenza per un altra ora sarei arrivato sicuramente senza energie (e su una discesa così ripida sicuramente avere un pò di forze è importante).
             Arrivato in cima comunque il sole è caldo e mangio qualcosa proprio in cima al zucco prima di scendere al baitello per fare quattro chiacchiere con gli altri escursionisti.
             Il sentiero comunque oltre ad essere ripido non presenta alcuna difficoltà, nè punti esposti. E', secondo me, una passeggiata tranquilla ideale nel primo inverno o in primavera. In alternativa seguendo le indicazioni del sentiero 12 è possibile proseguire fino al Rosalba, che però presenta qualche roccietta da fare esposta a Nord.